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Elementi generali sull'economia angolana

Il Governo angolano ha avviato dal 1991 un processo di progressiva espansione economica. In questi anni l’economia del paese ha cambiato totalmente fisionomia, passando da un’economia di stampo socialista a un sistema di economia di mercato. Dalla fine della guerra civile, nell’aprile del 2002, è in corso una seconda transizione favorita dal clima di pace che si respira nel Paese.
Il motore della ripresa dello sviluppo economico e sociale sono state la scoperta e la messa in produzione di ricchissimi giacimenti petroliferi (soprattutto offshore).
Nel 2003 l’Angola aveva una capacità estrattiva di 90 mila barili al giorno, Nel corso del 2005 ha superato la soglia di 1 milione di barili al giorno e attualmente (2011) ha raddoppiato la produzione a 2 milioni di barili al giorno.
Gli idrocarburi, che rappresentano il 95% delle esportazioni angolane e il 90% delle entrate statali, incidono per oltre il 60% nella formazione del PIL.
L’Angola è anche ricca di giacimenti diamantiferi, che la collocano al quarto posto nella graduatoria mondiale dei produttori di oro, fosfati, uranio, ferro, rame, mercurio rosso, bauxite. Inoltre, grazie alla consistente abbondanza di acqua della rete fluviale, offre ampie possibilità agricole e di sfruttamento idroelettrico.
Nel 2003 il governo ha varato un’apposita legge per favorire gli investimenti stranieri . L’economia di mercato, le rendite petrolifere e un maggiore controllo della politica monetaria e della gestione amministrativa hanno fatto sì che l’inflazione scendesse dal picco del 3.000% del 1995 al 98,3% del 2003 e al 43,6% del 2004 (fonte FMI).
L’Angola è membro di due Organizzazioni regionali africane: la SEAC (Comunità economica degli Stati dell’Africa Centrale) e la SADC (Comunità per lo Sviluppo dell’Africa Australe). Dal 2002 si registra una crescente partecipazione angolana sul piano politico e tecnico nella SADC, elemento che contribuisce ad una maggiore integrazione economica con i paesi limitrofi, soprattutto Sudafrica e Namibia.

L'economia della Nuova Angola

L'Angola sta vivendo un momento straordinario della sua crescita economica, verso la quale il governo e il popolo angolano hanno fatto un passo decisivo e in questi ultimi anni i risultati sono evidenti.
Il PIL ha avuto una crescita notevole, passando dal 3,4% nel 2003 al 20% nel 2007. L'economia angolana è una delle poche a livello mondiale che ha avuto una tale crescita. Il PIL pro capite è passato dai 700 dollari nel 2002 a 5700 dollari quest’anno. L’inflazione, che nel 2002 (anno della firma degli accordi di pace) era del 105%, si è ridotta al 7% e si spera possa ridursi ancora nell'anno in corso.
La moneta nazionale si sta rivalutando rispetto al dollaro (una delle monete di riferimento in Angola). L’investimenti pubblici e privati, sia nazionali sia esteri, sono in notevole crescita nel settore petrolifero e in quello dei diamanti, dell'agricoltura, della pesca, dell'industria e delle opere pubbliche come risulta dai dati della Banca Centrale Angolana.
L'Angola continua a onorare i suoi impegni per quel che riguarda il debito estero e ciò favorisce l'accesso a nuove linee di credito, necessarie alla ricostruzione del Paese. Il tasso di disoccupazione, che era molto elevato, si sta riducendo grazie anche al ritorno delle popolazioni alle terre coltivabili e alla creazione di nuove imprese.
Il settore del petrolio e quello dei diamanti, che sono per l'Angola le due fonti principali di ricchezza, negli ultimi anni sono cresciuti in modo significativo. La produzione del petrolio ha raggiunto 2 milioni circa di barili al giorno nel 2008, facendo sì che l'Angola ne divenisse il primo maggiore produttore nell'Africa sub-sahariana, seguita dalla Nigeria. La produzione è aumentata anche per ciò che riguarda i diamanti, raggiungendo nel 2005 i 6,6 milioni di carati. Le esportazioni dell'Angola sono globalmente passate da 8 miliardi di dollari nel 2002 a 23 miliardi nel 2005, crescita dovuta soprattutto all'esportazione di questi due prodotti. Nel 2010 la crescita è leggermente diminuita a causa della crisi economica internazionale, dal 22% del 2002 al 17% del 2010, che rappresenta comunque un risultato positivo.
Inoltre, il Governo si sta impegnando per diversificare la produzione ed evitare che l'economia dipenda soltanto dai prodotti che contribuiscono maggiormente alla crescita del PIL, (petrolio e diamanti). Già durante lo scorso anno si è registrata una crescita nell'ordine del 40% nei settori non petroliferi.
Dopo quarant'anni di guerra civile, la politica del governo angolano si sta oggi concentrando su vari punti cruciali, quali il recupero delle risorse umane, fondamentale per una pace definitiva e duratura, la ricostruzione complessiva del paese e le riforme politiche. Per quanto riguarda il recupero delle risorse umane, il Governo ha incoraggiato il ritorno alle aree di origine di circa 4,5 milioni di angolani che vivevano come rifugiati di guerra sia nelle periferie delle città, sia nei paesi confinanti, con la consegna di materiali per la ricostruzione delle case, di sementi e di strumenti agricoli. Grazie a questo sforzo, la produzione è in continuo aumento e si auspica di poter raggiungere nei prossimi anni l'autosufficienza alimentare (http://www.bna.ao)
In merito alla ricostruzione nazionale, è stata data la priorità alla costruzione di strade, ferrovie e porti, case popolari e aeroporti, per permettere la libera circolazione delle persone e dei loro beni, così come a quella di ospedali e di scuole, affinché la gioventù possa studiare e aggiornarsi per dominare le nuove tecnologie.
Anche il ripristino dei sistemi di acqua, di corrente elettrica e del risanamento ambientale dei principali centri urbani sono tra le principali priorità del Governo.
Nell'ambito delle riforme politiche, si può affermare che la democrazia si è finalmente instaurata nel Paese: i vari partiti stanno esercitando il loro ruolo nel Parlamento e nel governo e si parla di un Governo di riconciliazione nazionale. Attualmente si sta lavorando al censimento della popolazione in vista delle elezioni del prossimo anno.

Una gamma di opportunità per gli investitori stranieri

L'Angola ha una politica fiscale che favorisce gli investitori stranieri. Attualmente, ormai lontani i fantasmi della guerra, l'economia si sta avviando verso una vera crescita. Le opportunità di affari e la conseguente rendita degli investimenti sono eccellenti. Ora che il Paese presenta un clima di prosperità in campo economico, vari imprenditori stranieri, già presenti con molti investimenti nel mercato mondiale, stanno dimostrando interesse nell'investire in territorio angolano.
Il gruppo Italiano Cremonini, rappresentante dell'azienda Inalca, produttrice di carne bovina, è uno degli esempi concreti, così come tante altre aziende italiane già presenti in Angola (vedi aziende italiane presenti sul mercato angolano).
L'Inalca è un gigante a livello mondiale, specializzato nella produzione di carne. In Angola, dove si trova già da molti anni, ha un movimento d'affari che si aggira intorno ai 30 milioni di dollari annui e ha intenzione di estendere ancora di più il commercio nel Paese, sfruttando anche il settore agricolo e dell'allevamento.
Le condizioni per l'investimento privato nella Repubblica d'Angola sono tra le migliori del continente africano. La Legge per l'Investimento Privato prevede per gli imprenditori stranieri quindici anni di esenzione fiscale, oltre a tanti altri vantaggi.
Il Governo angolano non applica criteri burocratici che danno luogo a tempi lunghi per chi abbia voglia di investire nel Paese, ma stabilisce alcuni presupposti che portano dei vantaggi sia al Paese sia agli investitori.

Le condizioni sono le seguenti:

- Presentare il certificato di registro per l’ investimento privato con l’autorizzazione dei servizi doganali, la cui copia sarà inviata alle dogane insieme all'elenco di tutto l'equipaggiamento oggetto dell’investimento.
  
- Il registro delle operazioni d'ingresso nel Paese di macchinari, equipaggiamenti, accessori ed altro materiale è effettuato in base al loro valore CIF (costo, assicurazione e noleggio) in moneta straniera e al loro controvalore in moneta nazionale, secondo il tasso di cambio del giorno del loro arrivo.

 - L'esenzione di sei anni dal pagamento dei diritti e di altre imposizioni doganali sui beni e gli equipaggiamenti, inclusi i macchinari pesanti e tecnologici, dall'inizio allo sviluppo delle operazioni di investimento. L'investitore deve soltanto pagare l'imposta di bollo e le tasse per le prestazioni dei servizi.

 - L'esenzione di cinque anni dai diritti doganali per le merci incorporate o consumate direttamente durante la produzione di altri prodotti, a eccezione dei beni di equipaggiamento, degli accessori e della materia prima prodotta all'interno del Paese. Per questo genere di merci l'investitore deve pagare solo l'imposta di bollo e le tasse per le prestazioni dei servizi.

 - L'esenzione dall'imposta industriale fino a quindici anni per i profitti derivanti dagli investimenti, così come dell'imposta industriale sul prezzo dell'appalto e per i subappaltatori contrattati per l'esecuzione del progetto d'investimento.

 - Le spese per la costruzione e la riparazione di strade, ferrovie, telecomunicazioni, il rifornimento di acqua e le infrastrutture sociali per i lavoratori, per le loro famiglie e per la comunità, così come le spese per la formazione professionale e l'investimento nel settore culturale, incluso l'acquisto di oggetti d'arte di autori e creatori angolani sono considerati come costi e possono essere detratti dalle imposte.

In questo modo si può affermare che dal punto di vista delle contropartite non ci sono impedimenti per gli investitori che vogliano impegnarsi in affari in Angola, poiché esistono le condizioni in termini globali per il buon andamento dell'attività imprenditoriale.