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Elementi di storia angolana

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Breve storia d’Angola

Già dall'anno 1000 l'Angola era abitata da popolazioni di lingua bantu che vivevano di agricoltura, utilizzavano attrezzi in ferro e praticavano il commercio sulle eccedenze di produzione.

Erano presenti due regni, quello Kongo e quello Mbundu. I portoghesi arrivarono in Angola nel 1476 attraverso una spedizione guidata da Diogo Cão. Nel 1482 i colonizzatori costruirono alcuni fortini sulla costa settentrionale, inserendosi nel regno del Kongo, che iniziava dall'attuale Gabon e terminava alla foce del fiume Kwanza. A sud vi era il regno Ndongo (il nome di Angola deriva dalla parola Ngola, che presso queste popolazioni significava “re”).

I portoghesi occuparono la zona costiera nel 1574 ad opera di Paulo Dias de Novais, incluse le città di Luanda e Benguela.
Passata con il Portogallo sotto la sovranità della Spagna (1580-1640), l'opera di colonizzazione dei portoghesi proseguì, anche se per tutto il sec. XVII venne insidiata dalle ostilità degli Olandesi (che occuparono Luanda nel 1641- 48), della regina dell'Angola indigena Nzinga Mbandi (la foto sopra ritrae la regina Nzinga Mbandi nell’atto di ricevere i portoghesi) e del re del Congo. Il controllo portoghese su tutta l'Angola si avrà solo all'inizio del XX secolo.

L'Angola intanto diventa il principale centro di rifornimento per la tratta degli schiavi e lo rimarrà fino al sec. XIX (la foto a destra ritrae la tratta degli schiavi). Gli schiavi venivano utilizzati nelle piantagioni di Sao Tomé-Principe e del Brasile. L'Angola è stato il più grande bacino di schiavi, giungendo a rifornire anche l’America. Quando lo schiavismo terminò venne sostituito da un lavoro coatto a basso prezzo.

Lo sviluppo economico del paese, nella seconda metà del XIX sec. è collegato all'arrivo di importanti correnti migratorie e allo sviluppo ferroviario (linea ferroviaria di Benguela). Sotto la dittatura di Caetano e di Salazar, le istanze indipendentiste delle colonie portoghesi giungono solo alla trasformazione da colonie a province d'oltremare.
Nel 1956 nacque l'MPLA (Movimento Popolare per la Liberazione dell'Angola), e successivamente vennero creati il Fronte Nazionale di Liberazione Angolano (FLNA) e l' Unione Nazionale per l’Indipendenza Totale dell’Angola (UNITA), guidata da Jonas Malheiro Savimbi. Questi tre movimenti combatterono contro i portoghesi, rimanendo però divisi fra loro. Un colpo di stato in Portogallo (1974) pose fine sia al governo militare, sia agli interventi portoghesi in Angola. L’indipendenza venne proclamata l'11 novembre 1975 in una situazione di guerra civile tra MPLA e gli altri movimenti nazionalisti (FLNA e UNITA).
Agostinho Neto divenne il Primo Presidente angolano; alla sua morte lo sostituì José Eduardo dos Santos.
Per anni il movimento filo-occidentale UNITA combatté contro quello filo-sovietico MPLA. La guerra continuò incessantemente fino al 1989, quando Cuba ritirò i propri soldati. Altrettanto fecero tutti gli altri paesi che appoggiavano l'una o l'altra parte.

Malgrado l'azione dell'ONU e gli accordi di pace (“Accordo di Bicesse”) sottoscritti in Portogallo nel maggio 1991, quando nel 1992 vennero indette le elezioni democratiche che sancirono la vittoria dell’MPLA, l’UNITA rifiutò i risultati delle elezioni e la guerra riprese con più violenza.

Nel 1994 venne firmato il Protocollo di Lusaka che portò a un governo di unità nazionale, esistito almeno nelle intenzioni. Nel 1998 ripresero gli scontri e l'ONU ritirò il contingente di pace (1999). Le forze governative lanciarono un'offensiva distruggendo gran parte della capacità convenzionale dell'UNITA, obbligando le forze di Savimbi ad un ritorno alle attività di guerriglia. Il 22 febbraio 2002 Savimbi, leader storico dell'UNITA, venne ucciso dai militari governativi. Il 4 aprile 2002 venne firmata a Luanda la pace tra le Forze Armate Angolane (FAA), rappresentate dal generale Armando da Cruz Neto ed il generale ribelle Abreu Kamorteiro. Movimenti guerriglieri sono ancora presenti nella regione del Cabinda e lottano per l'indipendenza della regione.