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Produzione agricola

Da sempre, l'Angola fu un paese autosufficiente in tutte le principali colture alimentari, ad eccezione del grano. Fu la guerra ad interrompere tale ciclo di vitalità.

Delle produzioni agricole, quelle che durante gli anni 90 ebbero il maggior incremento sono state soprattutto la manioca e il mais, seguite dai fagioli, nonché dalla patata dolce.

La produzione agricola complessiva, comunque, rimane abbastanza scarsa, con un impatto negativo sulla popolazione in termini di nutrizione, specie per coloro che si sono allontanati dalle regioni di origine.

La produzione di colture industriali, come il caffè e il cotone, è stata gravemente condizionata dall’abbandono delle aree di coltivazione a causa della guerra. Però, in questo momento il governo sta investendo per cambiare questa realtà. E' in aumento la produzione del caffè.

Dalla fine della guerra nel 2002 si è registrato un aumento della produzione in tutto il territorio nazionale, ma ancora molto resta da fare per raggiungere i livelli di produzione necessaria per soddisfare il mercato interno e per l’esportazione.

Secondo i dati del FMI, nel 2004 il settore agricolo e la pesca costituivano solo l’8% del PIL angolano, un valore decisamente basso rispetto ai bisogni ed al potenziale del paese. Sono numerosi i fattori positivi per investire nell’agricoltura e nell’agroindustria in Angola. Innanzitutto la vastità e la varietà di un territorio in gran parte adatto alla coltivazione: da Cabinda (Nord) a Cunene (Sud) la varietà di terreni e di climi (dal tropicale a quello più temperato degli altopiani interni) permettono la coltivazione di una vastissima gamma di colture: dal caffè ai cereali, dalla frutta tropicale alla frutta “europea”, dalle olive al cotone, dalla canna da zucchero ad un’ampia varietà di verdure. Inoltre, ad eccezione di alcune aree meno piovose o semi desertiche (la provincia di Namibe nel Sud), l’Angola è un paese ricco di acqua, percorso da numerosi fiumi, alcuni dei quali appartenenti ai maggiori bacini idrografici africani (bacino del Congo e dello Zambesi).

Un secondo elemento positivo é il carattere prioritario del settore agricolo per lo sviluppo dell’economia angolana. La stragrande maggioranza della popolazione angolana è di tradizione contadina: l’agricoltura é vista come strumento centrale per la lotta alla disoccupazione, sopratutto nelle aree rurali più povere. Il

settore é anche strategico per la necessaria ed improcrastinabile diversificazione dell’economia angolana, ancora dipendente in maniera eccessivamente sbilanciata dal settore petrolifero.

Una terza ragione é rappresentata dal fatto che, pur avendo un enorme potenziale agricolo, l’Angola deve ricominciare praticamente da zero. La sfida di dover ricreare un mercato distrutto dalla guerra e dal comunismo é stata già raccolta con profitto dagli israeliani, molto attivi in Angola, che hanno messo a coltura una fattoria pilota a circa 40 km. dalla capitale con un’eccezionale produzione ortofrutticola (melanzane, zucchini, peperoni, patate, cipolle, cavoli, meloni, angurie, ecc.), mentre sono in arrivo i cinesi per la produzione della soia. Per avere un’idea delle necessità di produzione del paese, basti pensare che ancora la maggior parte del riso, del mais e del grano consumato é di importazione.

Quanto detto sopra vale anche per l’agroindustria e per l’industria della trasformazione: vi è una urgente necessità di macchinari agricoli, con crescente richiesta di tecnologia italiana, nonché bisogno di migliorare i sistemi di conservazione, trasformazione e commercializzazione. L’Angola non ha una tradizione in tale settore, ed anche per questo ha urgente necessità di investimenti ed innovazione. Molte sono le imprese sudafricane che hanno già investito in questo campo e che stanno già conquistando crescenti fette di mercato.

Allevamento

L’allevamento del bestiame in Angola (produzione, trasformazione e commercializzazione della carne) riguarda delle quantità del tutto modeste rispetto al potenziale del paese, mentre solamente una minima parte del bestiame é coperta dalle campagne di vaccinazione e dall’assistenza sanitaria.

Secondo i dati pubblicati dal Ministero dell’Agricoltura nel giugno 2005. Il basso livello di meccanizzazione agricola spingerebbe inoltre ad aumentare la diffusione degli animali da lavoro e da trazione. Ovviamente ricostruire l’intera filiera richiederà tempo, ma alcuni investimenti stranieri hanno già cominciato ad occupare questo settore. Un servizio particolarmente carente nel paese è quello della veterinaria, trascurato in questi decenni, e del tutto assente in vaste aree del territorio.

Foreste

Le foreste svolgono un ruolo fondamentale per la società angolana, fornendo risorse utili per la sussistenza delle famiglie (soprattutto frutta, legna e carbone) e possono rappresentare un ottimo sbocco per l’esportazione di legno pregiato. Data l’assenza di dati statistici è difficile indicare quale sia il potenziale di produzione delle foreste angolane; é però certo che la ricchezza eccezionale di foreste su un territorio ampio (grande quasi quattro volte l’Italia), ricco di acqua e sfruttato solo in modo artigianale dall’economia di sussistenza, rappresenta un ottimo campo di investimento produttivo.

Oltre alla nota Foresta di Maiombe di Cabinda, vi sono ampie superfici, sopratutto nelle province settentrionali, coperte da foreste ricche di varietà arboree rare. Il Governo sta cercando di favorire lo sfruttamento razionale e sostenibile delle risorse naturali anche in questo settore, al fine di non pregiudicare l’equilibrio naturale dell’ambiente. In tale contesto il know-how e la tecnologia delle nostre imprese potrebbe essere una utile risorsa per il paese.

Idrografia angolana (fiumi)

Da sempre, l'Angola fu un paese autosufficiente in tutte le principali colture alimentari, ad eccezione del grano. Fu la guerra ad interrompere tale ciclo di vitalità. (Cfr mappa dei principali fiumi).

Possiamo suddividere l’idrografia dell’Angola in quattro principali settori:

(a) il settore atlantico, con i fiumi Chiluango, Zaire o Congo, Bengo, Kwanza o Cuanza, Queve o Cuvo, Catumbela e Cunene;

(b) il settore dello Zaire, a nord dell’Angola, con i fiumi Cuango, Cassai, e i suoi affluenti, Cuilo, Cambo, Lui, Tchicapa e Luachimo;

(c) il settore dello Zambesi, al quale appartengono i fiumi a Est dell’angola, come gli affluenti dello Zambesi Luena, Lungué-Bungo e Cuando;

(d) E, infine, il settore del Kalahari, con numerosi fiumi dal regime intermittente, fra i quali segnaliamo il Cubango e i suoi affluenti Cuchi e Cuito.

Il più lungo e maggiormente navigabile fra i fiumi angolani e il Kwanza, lungo circa 1.000 Km e il cui affluente, Lucala, forma le celebri “Cascate di Calandula”, di una bellezza impressionante e con oltre 100 metri di altezza.