L’Angola è divenuta oramai stabilmente il primo maggior produttore di petrolio del continente africano (seguito dalla Nigeria e la Libia), con una produzione che é quadruplicata negli ultimi venti anni e che rappresenta la principale voce di esportazione del Paese. Il picco produttivo di circa un 2 milione di barili al giorno raggiunto nel primo semestre del 2008 in concomitanza con l’impennata dei prezzi, secondo gli esperti potrebbe addirittura aumentare nei prossimi anni.
L’estrazione é concentrata prevalentemente nei giacimenti “off-shore” settentrionali al largo del bacino del Congo, nella provincia di Cabinda, ma esistono riserve sia “off-shore”che “on-shore”in altre parti del Paese, con recenti scoperte anche al largo della costa meridionale, in particolare nella provincia del Namibe. Il cosiddetto “Blocco 0”, situato al largo della provincia di Cabinda, fornisce da solo più della metà della produzione nazionale, ma negli ultimi anni l’attività di esplorazione anche in altre aree del Paese ha catalizzato un notevole flusso di investimenti da parte delle imprese multinazionali. Le attività di analisi chimico-geologiche attualmente in corso sembrerebbero infatti indicare che vi sono buone prospettive anche nel sud, seppure in misura più limitata.
La compagnia petrolifera nazionale “Sonangol” detiene il monopolio per l’esplorazione e l’estrazione del greggio, ed opera in collaborazione con compagnie petrolifere straniere attraverso joint venture ed accordi di co-produzione (production sharing agreements). Le principali compagnie straniere del settore, oltre all’italiana ENI, sono le statunitensi “Chevron Texaco” ed “Exxon Mobil”, la francese “Total”, la britannica “BP” e l’anglo-olandese “Shell”.
Gli spazi di esplorazione (“blocchi”) hanno una dimensione standard di ca. 5.000 Kmq e sono disponibili in concessione per un periodo variabile dai 5 ai 20 anni.
Un grande problema é tuttora costituito dal fatto che l’unica raffineria, nei dintorni di Luanda, opera al di sotto del suo potenziale, con una produzione insufficiente a coprire il fabbisogno interno. Esiste un grande progetto per la costruzione di una nuova raffineria nella città di Lobito, ma la sua realizzazione è ancora in fase di progettazione.
Un considerevole potenziale di crescita é previsto non solo nel settore petrolifero, ma anche in quello del gas naturale che potrebbe essere usato per la produzione di elettricità per consumo industriale e per la distribuzione ai piccoli consumatori.
L’Angola ne possiede infatti enormi riserve, che sono destinate ad aumentare nei prossimi anni in maniera esponenziale, a seguito di nuove recenti scoperte. Un notevole contributo in tal senso sarà dato dal completamento del progetto, realizzato dalla “Sonangol” e dalla “Chevron Texaco”, di conversione del gas naturale estratto dai pozzi petroliferi “ off-shore” in gas liquefatto”.
Nel periodo dal 2003 al 2008 gli investimenti diretti esteri, nel settore energetico, hanno raggiunto la cifra di 23 miliardi di dollari. Anche nel settore energetico il Paese che ha dimostrato di recente più dinamismo in l’Angola é stato la Cina che ha concluso un importante accordo di ricerca e produzione.